Palazzo Rotingo
Residenza nobiliare del Settecento, oggi sede del Municipio, conserva affreschi, stucchi e soffitti a cassettoni di rara bellezza. Qui nacque nel 1879 lo scultore Angelo Zanelli, autore del fregio dell’Altare della Patria a Roma. Un tempo dimora privata, poi scuola, oggi simbolo della storia salodiana.
Ex Palazzo Monte PietÃ
Nel cuore di San Felice, questo imponente edificio nasce dal lascito del benefattore Giacomo Pace (1593), per offrire prestiti senza interessi ai più poveri. Progettato dal celebre architetto Todeschini, fu completato nel 1670 nonostante guerre e peste. Con il suo stile veneto unico nel territorio, fu sede del Monte di Pietà e poi del Municipio fino al 1993. Oggi ospita mostre d’arte ed eventi culturali.
Chiesa prepositurale di San Felice
Grandiosa e barocca, sostituì l’antica chiesetta romanica nel XVIII secolo. Progettata da Antonio Corbellini, venne affrescata dal maestro Carlo Carloni e poi da Giosuè Scotti. Custodisce le reliquie dei santi patroni e un maestoso altare maggiore in marmo di Carrara. È il cuore spirituale del paese, consacrata nel 1781.
Castello di San Felice
Unico superstite tra le fortificazioni della zona, il castello risale almeno al 1330. Più volte distrutto e ricostruito, fu teatro di lotte tra guelfi e ghibellini. Oggi ne resta una torre, l’antico cimitero e una chiesetta. Fu cimitero comunale fino al 1995. Un luogo carico di storia, memoria e silenzio.
Chiesetta del Castello
Scrigno di arte medievale, custodisce affreschi sorprendenti del XIII-XIV secolo e testimonianze rare del primo gotico lombardo. Al suo interno: un crocifisso ligneo, un altare seicentesco e un dipinto con la Madonna tra santi. Restaurata e studiata di recente, è un gioiello che racconta secoli di fede e trasformazioni.
Prato comune
Tra S.Felice e il Santuario del Carmine si trova una fonte denominata “Prato comune”. Questa fresca sorgente ha donato molto ristoro, particolarmente nei periodi di siccità: quell’acqua è sempre scaturita regolarmente dissetando persone e bestiame.
Luogo di lavandaie, inginocchiate tra i panni insaponati, le quali, pur nella faticosa posizione, non interrompevano l’animato chiacchierio.Era punto di sosta per il viandante, all’ombra di quei secolari cipressi, luogo d’incontro degli innamorati. La tradizione popolare voleva che chi avesse bevuto quell’acqua non sarebbe più partito da S.Felice.Ora purtroppo l’acqua non è più potabile. A quanto pare, nel passato l’acqua sorgiva veniva raccolta soltanto in un normale alveo.Vista l’importanza di questa fonte, nel 1700 si pensò di utilizzare e sistemare meglio quel corso d’acqua: all’opera di edilizia idraulica, come attestano gli archivi comunali, concorsero parecchi lavoratori delle nostre contrade.
Santuario della Madonna del Carmine
Il santuario del Carmine sorge su di un dolce poggio situato a circa cinquecento metri dal centro storico di S.Felice. Le origini più remote dell’imponente edificio sacro risalgono al 1452 quando gli abitanti del borgo innalzarono nel luogo suddetto una modesta cappella dedicata alla Madonna delle Cisterne, ciò perché la località era ricca di sorgenti e di acque stagnanti.
Successivamente il piccolo tempio prese il nome di Santa Maria delle Grazie; più tardi, con l’arrivo dei padri Carmelitani, divenne Madonna del Carmine.
La minuscola costruzione andò via via assumendo dimensioni sempre maggiori, sviluppandosi secondo una rustica architettura ad aula unica, tipica delle strutture conventuali, con archi traversi che sostengono il tetto a vista, il presbiterio quadrato con la volta a costoloni. La facciata è di stile romanico, la porta principale è a sesto acuto, con rosone centrale e due monofore laterali.
La chiesa venne consacrata il 17 gennaio 1482 dal vescovo suffraganeo di Trento, il carmelitano Giorgio Vink. Nel frattempo le pareti vennero affrescate probabilmente in quattro diverse campagne decorative, delle quali le prime due denotano forti persistenze tardogotiche, mentre le successive sono orientate verso i coevi aggiornamenti locali. Dal punto di vista cronologico le pitture murali si dipanano dal sesto-settimo decennio del XV secolo fino agli anni Trenta del Cinquecento e sono ascrivibili all’intervento di varie botteghe di pittori, tra le quali spicca, presumibilmente, quella del Maestro di San Felice, il quale -in alcuni affreschi- mostra una maturità stilistica maggiore rispetto a quella riscontrabile negli sporadici dipinti precedenti, a lui attribuiti. Le opere parietali che -secondo alcuni studiosi- risentono dell’influsso del Foppa e del Mantegna, sembrano svolgere la funzione di ex voto, per ringraziare la Madonna per la sua celeste protezione contro le continue guerre, le lotte tra fazioni, le carestie e le pestilenze.
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